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Articolo pubblicato da "L'Eco di Bergamo" del 09/08/07

Il Re salvò la continuità dello stato

Egregio Direttore,

in occasione del 64° anniversario dell'armistizo del 1943 fra l'Italia e gli alleati, credo assisteremo nuovamente al linciaggio pubblico di Re Vittorio Emanuele III. Per correttezza d'informazione, desidero offrire alla riflessione dei lettori alcuni pareri autorevoli:

- Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica: "il Re ha salvato la continuità dello stato" (il governo italiano colmò l'incombente vuoto istituzionale, imponendosi agli alleati quale unico interlocutore legittimo). Dello stesso parere anche il marxista prof. Ernesto Ragionieri (cfr. la sua "Storia d'Italia", edita da Einaudi).

- Lucio Villari (Corriere della Sera, 09-08-2001): "Sono, in proposito, assolutamente convinto che fu la salvezza dell'Italia che il Re, il governo e parte dello stato maggiore abbiano evitato di essere "afferrati" dalla gendarmeria tedesca e che il trasferimento (il termine "fuga" è, com'è noto, di matrice fascista e riscosse e riscuote però grande successo a sinistra) a Brindisi gettò, con il Regno del Sud, il primo seme dello stato democratico e antifascista ed evitò la terra bruciata prevista, come avverrà in Germania, dagli alleati".

- Sergio Romano (Corriere della Sera, 23-06-06): "debbo chiedermi cosa sarebbe successo se (il Re – nda) fosse rimasto nella capitale e fosse caduto, com'era probabile, nelle mani dei tedeschi. Vi sarebbero state nei mesi seguenti un'Italia fascista governata da Mussolini e un'Italia occupata dagli alleati, priva di qualsiasi governo nazionale. La fuga, fra tante sventure, ebbe almeno l'effetto di conservare allo Stato un territorio su cui sventolava la bandiera nazionale. Non è poco".

Dr. Alberto Casirati

Presidente

Tricolore, associazione culturale

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